RISULTATI TOKYO 2021     campioni a Tokyo      tutti i record   

Novità: staffetta mista 4x400

storia

Atletica moderna

Le antiche tradizioni greche e celtiche svolgono un ruolo fondamentale nella moderna rinascita dell'atletica nel sec. XIX in Gran Bretagna. In Scozia, nel 1827, si tiene la prima edizione dei Border Games, che si riallacciano alle tradizioni celtiche di epoca medievale; il programma di gara della manifesta­zione prevede due prove di corsa, salti in alto, lun­go e triplo, lancio della pietra da 16 e da 26 libbre, lancio del martello da 12 libbre. Nel 1837, al colle­ge di Eton, nei pressi di Londra, si svolgono le pri­ma gare universitarie interclass. In Scozia, poco dopo, iniziano a disputarsi anche gli Highland Ga­mes. Intanto in Inghilterra il ret­tore del college di Rugby Thomas Arnold, deciso as­sertore dell'importanza dello sport come strumen­to educativo e appassionato cultore dell'antichità classica, include tra le competizioni sportive dei suoi allievi le prove atletiche degli antichi Giochi olimpici. Arnold fissa norme e consuetudini agoni­stiche, tecniche, metodologiche e perfino organiz­zative (come creare e gestire un club atletico), che divengono fondamentali nel periodo successivo e la cui influenza, sotto il più ampio profilo etico-peda­gogico e sociale, giunge fino a Pierre de Cou­bertin. L'esempio di Arnold viene presto seguito: è del 1864 la prima competizione tra studenti di Oxford e Cam­bridge. Intanto, dall'altra parte dell'oceano, a Hoboken, nel New Jersey, si svolge nel 1838 la pri­ma manifestazione d'atletica documentata. La prima manifestazione cui partecipano tutti i migliori atleti di una nazione viene disputata a Londra nel 1866 e comprende prove di tradizione el­lenica, celtica e popolare come la marcia: 100 yd, 440 yd, 880 yd, miglio, 4 miglia e 120 yd ostacoli per la cor­sa; 7 miglia per la marcia; salto in alto, in lungo e con l'asta; lancio del peso e martello.

La Gran Bretagna è dunque la prima nazione in cui l'atletica moderna viene codificata, mentre in altri paesi europei, co­me l'Italia, prevale ancora l'ideale tedesco, che privilegia le discipline ginniche. Alla fine del sec. XIX si afferma la modalità organizzativa e agonistica degli Stati Uniti, dominata dal New York Athletic Club, vincitore sul London Athletic Club nel primo incontro internazionale trans­oceanico, disputato a New York nel 1895; già nel 1876 si erano tenuti i primi Campionati statuni­tensi. Mantenendo vivo il retaggio delle tradizioni antiche, l'atletica moderna assume una fisionomia qua­si definitiva con i Giochi olimpici moderni, di cui è ancora oggi lo sport per eccellenza, e con la nasci­ta della Federazione internazionale di atletica - IAAF, International Amateur Athletic Federation - decisa dai rappresentanti di 17 nazioni nel 1912 a Stoccolma e ufficializzata nel congresso di Berlino tenutosi l'anno seguente. In Italia il primo Cam­pionato italiano pedestre si tiene nel 1897; nel 1898 a Torino viene fondata l'Unione podistica italiana, mentre nel 1926 viene costituita la FIDAL, la Federazione italiana di a. leggera. Risale al 1921 la costituzione della Fédération sportive fé­minine, primo organismo che ambisce a gestire il movimento femminile, l'organizzazione di cam­pionati specifici e l'inclusione nel programma olimpico a partire dai Giochi di Amsterdam del 1928, ma perché si arrivi al riconoscimento uffi­ciale dei loro primati da parte della IAAF bisogna aspettare il 1935; dal 1936 la gestione dell'attività femminile passa alla Federazione internazionale. A partire dagli anni Venti e Trenta prendono cor­po nuove manifestazioni, come i Campionati mondiali universitari (1923), i Campionati euro­pei (1934), cui fanno seguito, nei decenni successi­vi, i Campionati mondiali militari (1946), i Giochi del Mediterraneo (1951), la Coppa Europa per nazioni (1965) e la Coppa del mondo per conti­nenti e nazioni (1977). I Campionati del mondo vengono formalmente istituiti nel 1976 dal Con­gresso IAAF di Portorico e organizzati per la prima volta a Helsinki (1983), trovando riscontro nel­l'imponente successo promozionale e tecnico. Ini­zialmente programmati con scadenza quadrien­nale (Helsinki 1983, Roma 1987, Tokyo 1991), i Campionati mondiali modificano la propria frequenza a partire dalla quarta edizione divenendo biennali.Il proliferare di eventi sportivi su scala nazionale e internazionale rende problematici i rapporti tra la IAAF e le diverse federazioni nazionali. I calendari troppo fitti diventano quasi troproducenti. Emblematica, in questo storia dei Campionati europei: ideati dal Alfred Spirzer già nel 1921, devono attendere 13 anni per essere effettivamente disputati, a causa di una norma del regolamento allora vigente che proibiva ì campionati continentali in quanto possibili contraltari dei Giochi olimpici; l'empasse viene superata solo nel Congresso IAAF del 1932 quando, anche su iniziativa dei dirigenti della Federazione italiana, viene fissata la prima edizione dei Cam­pionati europei per il settembre 1934 a Torino. Il prestigio dei Campionati europei, faticosamente conquistato, vive le sue stagioni migliori fino a tut­to il Settanta, perdendo progressivamente di smal­to sia per il proliferare del calendario agonistico, sia per il passaggio da una cadenza quadriennale a una biennale. A partire dagli anni Sessanta, con una crescita graduale culminata nel 1985 con l'istituzio­ne del Grand Prix, circuito controllato diretta­mente dalla IAAF, acquisiscono grande importanza anche i meeting internazionali (competizioni spor­tive a invito), destinati ben presto a loro volta a fronteggiare un costante calo d'interesse, dovuto alla ripetitività degli incontri agonistici.

Se la diffusione dell'atletica, sport globale per eccellen­za, fornisce un valido contributo alle relazioni tra paesi di tutto il mondo, sotto altri aspetti implica decisivi cambiamenti nella gestione e nel costume della disciplina. La necessità di dedicare sempre più tempo alla preparazione agonistica e alle gare trasforma i campioni dilettanti in semiprofessioni­sti prima, e in professionisti a tutti gli effetti poi. La prima proposta di retribuire ufficialmente gli atleti impegnati in allenamenti quotidiani risale al Congresso IAAF del 1946; due anni dopo, nel congresso del 1948, i rappresentanti della Svezia pro­pongono anche l'istituzione di un rimborso spese in occasione delle gare. Le concessioni dapprima sono minime, ma aumentano gradualmente fino ad autorizzare (1976) le federazioni nazionali a versare ai loro atleti migliori anche una indennità di preparazione. Seppur ufficiosamente, i campio­ni più affermati, grazie agli ingaggi ricevuti sia dal­le società di appartenenza sia dagli organizzatori delle riunioni (che, con l'avvento della televisione, realizzano spesso consistenti introiti pubblicitari), sono per altro già da tempo semiprofessionisti (nei paesi a regime totalitario è lo stato che mette il campione in condizione di potersi dedicare agli allenamenti senza dover pensare ad altro). Al­l'esasperazione agonistica, resa tale dalla crescita degli interessi economici, si lega, nell'atletica come in al­tre discipline sportive, il fenomeno del doping che dagli anni Sessanta dilaga a tal punto da infi­ciare molti responsi agonistici, soprattutto quelli realizzati nei paesi dell'Est europeo (Germania Est, Unione Sovietica). L'aumento del numero delle manifestazioni pesa poi come ulteriore aggravio al già complesso meccanismo organizzativo, incrementando le con­flittualità per la convivenza di diversi interessi.

L'atletica italiana - dirigenti, tec­nici, giudici, atleti - ha dimostrato la propria efficienza organizzando i Giochi olimpici di Roma (1960), i Campionati mondiali (1987), i Campiona­ti europei (1934, '74), la Coppa del mondo (1981), la Coppa Europa (1979, '93, '03, '05), i Giochi del Mediterraneo (1963, '97), le Universiadi (1959, '70, '75, '97), i Campionati mondiali juniores (2004), i Campionati europei juniores (2001), i Campionati mondiali di cross (1974, '82, '97), i Campionati eu­ropei di cross (1998, '06), i Campionati europei in­door (1978, '82, '92), la Coppa del Mondo di mar­cia (1963, '65, '02)

 
  

Atletica - Medagliere storico (aggiornato ai Giochi 2020)

Pos.  Sigla  Nazione   Oro   Argento   Bronzo   Totale 
USA STATI UNITI D'AMERICA   342  272 214 828
2 URS UNIONE SOVIETICA  64 55 74 193
3 GBR GRAN BRETAGNA 55 83 73 211
4 FIN FINLANDIA 48 36 30 114
5 GDR GERMANIA EST 38 36 35 109
6 KEN KENYA 34 41 31 106
7 POL POLONIA 29 20 17 66
8 JAM GIAMAICA 26 36 24 86
9 ITA ITALIA 24 15 26 65
10 ETH ETIOPIA 23 11 23 57
11 AUS AUSTRALIA 21 27 28 76
12 SWE SVEZIA 21 22 41 84
13 RUS RUSSIA 20 19 21 60
14 GER GERMANIA 19 26 38 83
15 CAN CANADA 16 16 34 66
16 FRA FRANCIA 14 27 29 70